Quali grassi lubrificanti usare

In questo articolo approfondiamo il discorso legato ai grassi lubrificanti, molto usati in meccanica o più in generale per lubrificare superfici sottoposte ad alte pressioni.

I grassi lubrificanti sono formati da olio lubrificante, addensante e additivi. Ne esistono di diversi tipi a seconda del loro utilizzo. E’ perciò importante conoscerli per due motivi principali:

  1. per sapere quali possono fare al caso nostro senza correre il rischio di riempirci di inutili e costosi prodotti apparentemente diversi;
  2. per sapere qual è il tipo più adatto ai componenti che dobbiamo lubrificare per garantirne la massima durata nel tempo.

N.B.
Le temperature di lavoro che abbiamo indicato sono da intendersi come valori medi
ottenuti analizzando diverse schede tecniche di alcuni dei prodotti più diffusi. Ogni lettore potrà poi entrare più nello specifico trovando su Internet la scheda tecnica del grasso che vorrebbe acquistare.

Grassi lubrificanti

Grasso lubrificante universale

Viene spesso definito “grasso per cuscinetti (con litio o altro)” infatti trova la sua massima espressione nella lubrificazione di questi componenti che però non devono essere esposti a grandi e costanti quantità di acqua. Tutti i grassi sono degli ottimi idrofughi ma bisogna evitare il più possibile di usare volontariamente dell’acqua nei punti in cui sono applicati, a meno che non si tratti di grassi nati appositamente per resistervi.

Utilizzi del grasso universale:

  • all’interno di cuscinetti sigillati e all’interno di gabbie a rulli;
  • nei cuscinetti di sterzo delle moto;
  • nei leveraggi;
  • su funi, carrucole e in tutte quelle situazione dove non è richiesto un grasso specifico;
  • nei casi in cui la sua applicazione periodica (in meccanismi non sigillati quindi esposti ad acqua e polvere) non comporta particolari difficoltà;
  • in zone protette da acqua e polvere se la sua applicazione è più difficoltosa (vedi ad es. i cuscinetti di sterzo delle moto).

Il grasso universale sopporta alti carichi, protegge dalla corrosione, resiste all’umidità. Garantisce la lubrificazione da circa -15 a +100 °C.
E’ il grasso che non deve mai mancare in casa o in officina.

Grasso nero

I grassi lubrificanti di colore nero contengono bisolfuro di molibdeno (MoS2). Si tratta di un minerale a forma esagonale molto morbido e oleoso al tatto che viene commercializzato in granuli di dimensioni comprese tra 1 e 100 micron. Per questo è molto usato come additivo riduttore d’attrito nei lubrificanti per motori a scoppio, nelle scatole cambio e nei giunti omocinetici delle auto. E’ un ottimo anti-grippante per filetti che possono raggiungere anche temperature medio-alte (per temperature molto alte si ricorre al grasso al rame/ceramica).

Come il PTFE è in grado di lubrificare anche in mancanza della parte grassa o quando il grasso diventa molto liquido (come avviene nei giunti omocinetici) e fino a +350 °C. Invece, al contrario del PTFE, non viene adoperato “a secco” perché non è in grado di svolgere la sua azione lubrificante senza essere veicolato da un olio o da un grasso. Restano però inalterate le sue proprietà antigrippanti. Ha il pregio di costare molto poco in relazione alle alte prestazioni che offre. Ha una buona resistenza all’azione dilavante dell’acqua come qualunque altro grasso.

Dove si utilizza il grasso nero:

  • giunti omocinetici, coppie coniche (come nelle teste dei tagliaerba) e ruote dentate;
  • cuscinetti (quando specificato), manovellismi, giunti cardanici;
  • cingoli, perni filettati, funi.

Il suo unico neo è il colore che è molto evidente e antiestetico su qualunque pezzo verniciato o su parti molto a vista come, ad esempio, nelle moto naked soprattutto se la parte grassa si scioglie.

Grasso bianco

Questo tipo di grasso lubrificante deve avere come caratteristica primaria la resistenza all’azione dilavante dell’acqua (anche marina). Prima della diffusione del grasso al silicone, questo grasso, come quello di vaselina, veniva usato anche per la protezione delle guarnizioni in gomma.

Viene impiegato quando il primo parametro da considerare è la presenza costante di acqua o comunque altissima umidità: in queste condizioni è adatto a lubrificare qualunque meccanismo inclusi i cuscinetti (anche perché altri grassi non resisterebbero all’azione dell’acqua). Ha un buon potere adesivo.
L'unica nota negativa è che nel tempo tende a seccare, per questo motivo non deve essere usato nei cuscinetti.
Garantisce la lubrificazione da circa -20 a +150 °C.

Grasso marino / Grasso nautica

Da alcuni anni esiste sul mercato un tipo di grasso lubrificante creato specificamente per la nautica. E’ un’evoluzione del grasso bianco, quindi ha delle caratteristiche superiori sia nella base che negli additivi. Per riconoscerlo dal grasso bianco viene prodotto con una colorazione blu/azzurro.

Viene preferito agli altri grassi quando è necessaria un’altissima resistenza al dilavamento da parte dell’acqua (anche marina, calda o a pressione) e quando deve dare la massima protezione contro la corrosione insieme ad una forte adesività. Non può mancare su qualunque imbarcazione e in qualunque officina che si occupi di manutenzione di barche, acquascooter, pedalò, ecc.
Garantisce la lubrificazione da circa -15 a +130 °C.

Grasso lubrificante o pasta al rame

E’ un grasso lubrificante denso perché contiene una finissima polvere di rame al suo interno. Questa densità può essere molto alta quando la percentuale di rame è particolarmente consistente, quindi quando si è di fronte ad un prodotto di qualità superiore.
Viene usato per evitare il grippaggio in accoppiamenti sottoposti ad altissime temperature e in alcuni componenti che strisciano tra loro e possono sviluppare molto calore. Non è un caso che i migliori dadi e prigionieri per serrare i collettori di scarico dei motori endotermici siano in rame.

Si tratta, quindi, di un grasso anti-grippante: una volta che viene esposto alle alte temperature, la parte grassa evapora e rimane il rame (parte solida) ad evitare il grippaggio tra le parti.
Su auto e moto trova la sua massima espressione tra i filetti delle candele di accensione, in tutti gli accoppiamenti del collettore e del tubo di scarico, tra le pastiglie ed i pistoncini delle pinze dei freni (in punti ben precisi e in piccole quantità).

Garantisce la lubrificazione da -20 a circa +130 °C in fase grassa e ad oltre +1000 °C in fase solida.
Per temperature superiore (fino a +1500 °C) si deve ricorrere al grasso/pasta alla ceramica.

Grasso al PTFE

Il PTFE (PoliTetraFluoroEtilene), detto anche Teflon, è un grasso lubrificante creato per caso da Roy Plunkett nel 1938. Ad oggi è il materiale con il minore coefficiente d’attrito conosciuto. Il suo utilizzo nel campo dei lubrificanti per motori a scoppio risale probabilmente agli anni ’90 ma diversi sono i pareri contrari al suo utilizzo come additivo nell’olio motore in quanto, a lungo andare, causerebbe l’ostruzione dei passaggi dell’olio. Nessun problema, invece, in scatole cambio, cuscinetti, funi, catene, ecc.

E’ il più indicato per la lubrificazione di accoppiamenti metallo/metallo, metallo/plastica, plastica/plastica. Le molecole di PTFE garantiscono un’eccellente lubrificazione anche se alle alte temperature si dovesse asciugare la componente grassa del prodotto.

Esiste anche la versione spray a secco che è stata creata per tutti quei meccanismi dove è importante che non vi sia una sostanza grassa che possa attirare e accumulare polvere e sporco. Il PTFE spray a secco è anche in grado di non disperdersi con la forza centrifuga. Per questo può essere applicato, ad es., nei variatori degli scooter per ridurne gli attriti e aumentarne la durata (ma mai dove scorre la cinghia).

E' un grasso universale ma con caratteristiche di gran lunga superiori rispetto al normale grasso universale. Garantisce la lubrificazione da circa -15 a +150 °C ma la versione spray a secco può arrivare a temperature tra -45 e +260 °C.

Grasso lubrificante al silicone standard

Di colore trasparente, questo tipo di grasso trova la sua massima espressione nella lubrificazione di o-ring perché ne evita l’invecchiamento, negli accoppiamenti misti plastica-gomma-legno-metallo, nelle filettature idrauliche dove impedisce la formazione di calcare. E’ estremamente idrorepellente, antiaderente e dielettrico (leggi più giù “Grasso dielettrico”).

E’ quasi impossibile da rimuovere con i normali solventi ma è invece molto più facile con il pulitore per freni o con l'antisiliconico per carrozzeria. Per questo motivo viene impiegato anche come distaccante negli stampi industriali e per evitare che qualunque adesivo o vernice si incolli su una superficie (nessuna colla riesce a incollare dove c’è del silicone).

Utilizzi del grasso al silicone:

  • impermeabilizzare cuoio e pelle;
  • isolare e proteggere connessioni elettriche (da applicare DOPO aver effettuato la connessione elettrica dato che ha proprietà isolanti e non conduttive);
  • isolare cassette elettriche (da applicare sulla guarnizione di tenuta già presente);
  • proteggere qualunque o-ring e guarnizioni in gomma;
  • facilitare lo scivolamento in innesti tra tubi di gomma e/o plastica;
  • proteggere plastiche e metalli dall’acqua senza attirare lo sporco o la polvere (non appiccica).

Inoltre non si altera, non ingiallisce, ed è inodore. Attenzione a non usarlo su guarnizioni piane che devono essere serrate. Un esempio può essere quello in foto.

Guarnizioni e filetattura in plastica

Lubrificando guarnizioni libere di espandersi, esse si allargheranno a tal punto da uscire dalla sede e/o rompersi. Questo accade perché il silicone annulla qualunque attrito tra la guarnizione e la superficie di battuta impedendo di serrare a dovere la guarnizione stessa. Diverso sarebbe se sul piano del dado ci fosse una sede con una o-ring incassata come nella foto seguente:

Guarnizioni o ring incassata

Questo grasso non è assolutamente adatto alla lubrificazione di cuscinetti o in presenza di medi o alti carichi.
Garantisce la sua azione da circa -25 a +220 °C.

Grasso al silicone con PTFE

Il colore di questo grasso lubrificante è bianco lattiginoso. A differenza di quello standard, viene mischiato col 55% di micropolvere di PTFE; questo unisce le qualità dei due componenti in un unico prodotto.
Viene usato soprattutto dov'è necessario garantire un'ottima lubrificazione nello scorrimento tra plastica e metallo ma viene usato, ad esempio, anche nei perni di scorrimento delle pinze flottanti dei freni dov'è da preferire al grasso al rame perché la parte grassa di quest'ultimo resiste a temperature molto inferiori e si liquefa.
Sui libretti di Uso e Manutenzione delle moto Honda (e forse su altre giapponesi) consigliano di usarlo (anche nella versione senza PTFE) sul perno della leva del freno anteriore e sul punto di contatto tra essa e la pompa (anche posteriore). Questo grasso viene consigliato perché non trattiene lo sporco come invece accade con tutti i grassi non siliconici.

Grasso di vasellina

"Il petrolato, o vaselina o gel di petrolio, è una gelatina ottenuta dal petrolio per raffinazione. Si ottiene dai residui della distillazione del petrolio rimasti dopo la totale evaporazione dell'olio". (fonte: Wikipedia petrolato).
In ambito meccanico viene chiamato “vaselina tecnica”. Esiste anche sottoforma di olio.

E’ un prodotto che, per i suoi utilizzi, può essere assimilato al grasso lubrificante al silicone (non si altera, non ingiallisce, è inodore, protegge a mantiene morbide o-ring e guarnizioni in gomma, impermeabilizza e protegge legno e cuoio, non viene dilavato dall’acqua, isola i contatti, e antiadesivo) ma rispetto a quest’ultimo ha alcune importanti differenze:

  • la vaselina tecnica ha un punto di fusione tra +40 e +80 °C, mentre quella acquistata in farmacia ha un punto di fusione un po’ più basso. In tutti e due i casi, quindi, è molto facile che in estate, o in punti caldi, si liquefi. Il grasso al silicone, invece, svolge efficacemente la sua azione tra -25 e +220 °C;
  • rispetto al grasso al silicone, la vaselina è più facilmente eliminabile con i solventi aromatici come ad esempio il benzene e il toluene, ma anche col petrolio bianco o sbloccanti per viti e bulloni. Questo può tornare utile nel caso in cui la si voglia dilavare con maggiore semplicità. Il grasso al silicone, invece, è molto più difficile da eliminare, ma questo può tornare utile se, ad esempio, si devono lubrificare guarnizioni a contatto con carburanti;
  • può essere acquistato in farmacia o nelle ferramenta o nei negozi specializzati.

Grasso lubrificante dielettrico

Questo tipo di grasso non è altro che grasso al silicone che, come abbiamo scritto sopra, è il migliore (forse veramente l’unico) tra tutti i grassi a non condurre energia elettrica. La grande differenza è il prezzo: quando sulla confezione c’è scritto “grasso dielettrico” o “isolante” o simili, il suo costo è di due o tre volte tanto.

Ci sono piccole accortezze se si vuole usare il grasso al silicone come “isolante”:

  • Innanzitutto bisogna evitare di inserirlo tra i contatti soprattutto all’interno degli interruttori in quanto possono facilmente crearsi archi elettrici che danneggerebbero i piccoli contatti;
  • in alcuni casi il suo uso accidentale tra due contatti non deve preoccupare ma deve trattarsi di contatti uniti molto rigidamente come ad esempio i morsetti delle batterie. Quindi la procedura corretta è pulire prima con del pulitore freni o con un pulisci contatti (sono la stessa cosa o quasi), poi avvitare saldamente i morsetti ai poli della batteria e successivamente spruzzare o applicare con un dito un velo di grasso dielettrico.
  • un utilizzo poco conosciuto ma di grande rilevanza tecnica è sulle candele dei motori a scoppio. È sufficiente applicarne un velo sulla parte ceramica per aumentare esponenzialmente l’isolamento tra cavo e massa. In questo modo si eviteranno le cosiddette “scariche a massa” (anche in presenza di acqua) e che i cappucci in gomma si incollino sulle candele. Anche in questo caso è meglio evitare che il grasso finisca all’interno del cappuccio ovvero sui contatti della candela.

Curiosità sul grasso dielettrico:

Questo grasso veniva usato per isolare meglio lo spinotto del polo positivo che alimentava le vecchie TV a tubo catodico. Come per le candele, anche lì scorrevano alcune migliaia di volt ed era chiaro che si dovesse ricorrere al grasso dielettrico, quando per i primi secondi o minuti di accensione della TV si sentiva il tipico rumore di piccoli archi voltaici che si creavano all’interno di quella specie di ventosa isolante.

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